Cinquant'anni dalla rivoluzione ungherese

 

da un articolo apparso sulla Voce del Cifr del novembre 2006

 

Cinquant'anni dalla rivoluzione ungherese

Se penso che sono passati cinquant’anni…
E’ molto banale, ma mi pare che la rivoluzione ungherese sia un avvenimento di ieri, forse perché la Televisione, appena entrata in alcune case e in tutti i bar, ci pose vicini quei fatti, facendoceli “vivere”.

Fu la prima volta che si vide la Storia svolgersi sotto i nostri occhi; ovviamente, non ancora in diretta, dati i mezzi dell’epoca, ma quasi.

Gli antefatti

Siamo nel 1956, sono passati undici anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, la guerra fra i blocchi è “fredda” ma non per questo meno reale, nel blocco dell’Est i regimi politici sono strettamente allineati con Mosca: la libertà politica non esiste come non esiste l’indipendenza nazionale.
Quell’anno si apre però con un avvenimento storico: nel corso del XX congresso del PCUS, che si svolse dal 14 al 26 febbraio del 1956 a Mosca, Nikita Kruscev lancia un pesantissimo atto di accusa contro il defunto Stalin ed i suoi metodi di governo: è la destalinizzazione.

                                         

      fig.1

               

        fig.2

 

Sopra si può vedere uno dei tanti francobolli dedicati dai “paesi fratelli” a Stalin in occasione della sua morte, e un francobollo della Germania Est che raffigura Nikita Kruscev, in occasione del suo 70°

compleanno (serie di due valori). Da notare che Kruscev aveva vietato alle poste del suo Paese di raffigurarlo su francobolli, ed aveva chiesto la stessa cosa alle poste dei paesi alleati (o “satelliti”, come si diceva una volta). Il francobollo della DDR uscì nel 1964, e sempre nel 1964 Kruscev perse il potere a seguito dell’attacco del gruppo di Leonid Breznev. Quel dentello non gli portò fortuna.
In tutto il mondo, ma soprattutto nei Paesi “satelliti” si crea una grande attesa: attesa di pane, di dignità nazionale, di libertà.
Si muovono gli operai polacchi: nella città di Poznan, il 28 Giugno 1956, si verificarono manifestazioni e scioperi, repressi nel sangue con decine di vittime. Wladislaw Gomulka viene designato alla segreteria del partito comunista polacco (Partito Operaio Unificato Polacco - POUP). Gomulka era un comunista accetto a Mosca ma ritenuto capace di innovazioni. E’ un piccolo successo, più apparente che reale.

Con questi francobolli del 1990 (34° anniversario) e del 2006 (50°) la Polonia democratica  ricorda le vittime della repressione:

fig.3

 

L’ottobre Ungherese
L’esempio polacco incoraggia gli Ungheresi. A Budapest, il 22 Ottobre si svolge, presso il Politecnico, un’assemblea: alla fine viene steso un documento contenente sedici richieste di democratizzazione, rivolte al governo ed al Partito unico. Viene anche indetta, per il 23 successivo, una manifestazione anche a sostegno degli operai polacchi. Il giorno dopo una folla di circa trecentomila persone si avvia alla volta del Parlamento, poi si dirige alla sede della radio, ma qui la polizia politica apre il fuoco: le vittime sono decine; i reparti dell’esercito che dovrebbero fiancheggiare la polizia, rifiutano di aprire il fuoco e
fraternizzano coi dimostranti.
E’ l’inizio dei combattimenti. Civili e soldati sono padroni di quasi tutta Budapest:
In questo foglietto che uscirà nel prossimo Ottobre, per le celebrazione del cinquantenario della rivoluzione, un ciclista percorre una via di Budapest recando una bandiera magiara dalla quale è stato strappato l’emblema di Stato dell’Ungheria comunista; tale bandiera, “forata” al centro, diventa un po’ il simbolo della rivoluzione:


Quella che oramai è una rivoluzione comincia a dilagare in tutta l’Ungheria.  

 

prima versione del foglietto ungherese per il 50°

 

seconda versione emessa nel 2006

 

 

A Sopron, città vicina al confine austriaco, appaiono (probabilmente il 28 ottobre)

 

fig.5

 

 i francobolli di fig.5, – non ufficiali, ovviamente – che ricordano la data d’inizio di quella che sarà l’insurrezione di tutto un Paese contro la dittatura e per   l’indipendenza nazionale. Lo status della serie non è chiarissimo, ma il catalogo Michel la elenca.
Si tratta di una sovrastampa su valori della serie corrente. Essa riporta la data di inizio degli eventi e la dicitura"Hazádnak rendületlenül" corrisponde alle prime parole dell'inno patriottico "Szózat" ("Appello") scritto nel 1836 da Mihály Vörösmarty, secondo inno nazionale per i Magiari le cui prime battute sono “Hazádnak rendületlenül légy híve óh magyar” (Alla tua patria sii sempre fedele, ungherese).
Nella situazione di emergenza, il Comitato Centrale del partito comunista ungherese, il 24 Ottobre affida ad Imre Nagy (uomo politico dell’apparato, ma gradito agli insorti) la carica di primo ministro, ma contestualmente richiede a Mosca l’intervento delle truppe sovietiche per “ristabilire l’ordine”, visto che i soldati magiari sono passati agli insorti. L’esercito sovietico è presente in Ungheria dal 1945. Pronto accoglimento della richiesta. Iniziano i combattimenti.
Nel foglietto (emesso dall’Ungheria di oggi per il 50° della rivoluzione) vediamo la nuova dirigenza ungherese, con alle spalle il fiume umano del corteo del 23 Ottobre:
 


Nei quattro francobolli che completano la stessa serie vediamo manifestanti, combattenti e (nell’ultimo) il premier Imre Nagy mentre parla per radio alla nazione:

Il 25 Ottobre è rimosso anche il segretario del Partito unico magiaro, Ernő Gerő, e sostituito da János Kádár, già incarcerato, come Nagy, dalla dittatura. A Budapest ed anche nelle altre città ungheresi si continua a sparare. Il 28 Ottobre la situazione, apparentemente si sblocca: Nagy annuncia per radio che le truppe sovietiche si ritireranno dal Paese. In Ungheria, è bene sottolinearlo il movimento rivoluzionario, che si sta consolidando, si caratterizza chiaramente ed univocamente non per un ritorno al Capitalismo, ma per una interpretazione autentica del Socialismo: ovunque nascono consigli di fabbrica ed altre organizzazioni democratiche di base: gli operai sono l’avanguardia del movimento rivoluzionario.
Ma il 1° Novembre avviene un fatto determinante: Imre Nagy proclama la neutralità dell’Ungheria e la sua uscita dal Patto di Varsavia. In piena guerra fredda, l’URSS non può tollerare questo: finge di trattare per radunare la forza di invasione. Nella notte tra il 3 e il 4 Novembre Pal Maleter, ministro della difesa del governo Nagy, viene arrestato dai Sovietici mentre sedeva al tavolo delle trattative, Nagy viene sostituito alla guida del governo da Gyula Kallay su iniziativa di János Kádár, divenuto, con un improvviso voltafaccia, l’uomo dei Sovietici. Kadar invoca un intervento decisivo dell’Armata Rossa. Lo stesso giorno 75.000 uomini e 25.000 carri armati dell’Armata Rossa, dopo preliminari bombardamenti aerei, schiacciano la resistenza dei soldati e dei civili ungheresi. Decine di mezzi corazzati sovietici vengono fermati con l’arma dei disperati: le bottiglie molotov. Evidentemente questo non basta. La resistenza armata dei Magiari continuerà, trasformatasi in guerriglia, fino al
Marzo del 1957, ma nei primi dieci giorni di Novembre i Sovietici sono padroni dell’Ungheria. Alla fine si conteranno circa 30.000 morti fra i Magiari e 7.000 fra i Sovietici (le cifre sono, come sempre, opinabili, ma indicative).



fig.7

 

Un solo francobollo ricorda l’intervento sovietico, è della DDR. Nella sovrastampasi legge “Aiuto all’Ungheria socialista”. L’improntitudine delle Poste della Germania “democratica” si commenta da sé; piuttosto, a chi saranno andati i dieci pfennig di sovrapprezzo?


Comincia un esodo: circa trecentomila persone passano il confine e chiedono asilo all’estero, prevalentemente in Austria.
Questo francobollo ungherese del 1989, commemorando la riapertura del confine austriaco, ricorda indirettamente quell’esodo :

 

  fig.8

Altri francobolli ricordano i profughi magiari, la Spagna emise una serie a favore dell’infanzia ungherese,
La piccola Islanda ospitò un piccolo numero di profughi, e lo ricorda con in dentello del 2006:

Solo dopo la fine della guerra fredda, cioè dopo trentatrè anni, l’Ungheria sarà libera ed indipendente. Il traditore Kàdar manterrà il suo posto fino al 1988

Gli insorti avevano commesso un errore capitale, quello di credere che fosse possibile aspirare ad un cambiamento radicale in un periodo nel quale la guerra fredda aveva congelato gli schieramenti dei due blocchi e, con essi, gli ordinamenti politici interni. E’ il caso di ricordare che, negli stessi giorni dell’insurrezione in Ungheria, Francia e Gran Bretagna avevano attaccato militarmente l’Egitto (assieme ad Israele), dopo che il leader egiziano Nasser aveva nazionalizzato il Canale di Suez.  

 

 

fig.9

 Con il Canale in mani egiziane, l’equilibrio fra i blocchi avrebbe potuto mutare.
Come finì colui che, forse suo malgrado, fu il leader dell’Ungheria rivoluzionaria? Imre Nagy, che aveva trovato asilo nell’ambasciata Iugoslava, dopo promesse poi risultate false, si consegnò alle nuove autorità (Kadàr), che lo sottoposero, assieme ad altri esponenti politici, ad un processo farsa. Dopo due anni esso si concluse con la condanna a morte sua e di altri. La condanna fu immediatamente eseguita. Le Poste della Grecia lo ricordarono ad un anno dalla morte.

In conclusione vediamo un documento che, alla luce di quanto avvenne, è commovente: si tratta di una cartolina postale. Spedita dal porto magiaro di Balaton Füred, sul lago omonimo, era indirizzata alla sede di Radio Europa Libera, a Monaco di Baviera. Porta la data del 30 Ottobre e fu annullata il 1° Novembre, quando le speranze erano al culmine. Questa emittente, per tutto il periodo della guerra fredda, ed anche oltre, ha trasmesso informazioni e propaganda politica indirizzata alle popolazioni dei Paesi comunisti, URSS compresa, nelle rispettive lingue. Era organizzata e finanziata dagli USA.  

 

fig.10

Ecco la traduzione del testo:

“Noi salutiamo il team ungherese di Radio Europa Libera, alla vigilia della nostra liberazione e ci piacerebbe usare questa occasione per esprimere a voi la nostra gratitudine per la simpatia che avete dimostrato per la nostra lotta di Liberazione…saluti patriottici”….seguono 12 firme.

 

                                                                                                                      Giuseppe Ghetti  

 N.d.r.: ringraziamo l'OSA  http://www.osa.ceu.hu/  per la cartolina di fig.10.

 

 

aggiornato al 22 novembre  2006