da un articolo della "Voce del Cifr " del maggio 2003.

SADDAM ADDIO, ANCHE DAI FRANCOBOLLI

 

“La liberazione dell'Iraq- scriveva l’Ansa il 27 aprile scorso- ha infatti messo la parola fine a quella che era diventata una ricorrente manifestazione di culto della personalità del rais: nel giorno del suo compleanno (è nato il 28 aprile 1937), le poste irakene lo festeggiavano predisponendo serie speciali di francobolli, magari arricchite da uno o più foglietti”.

L'emissione 2002, ultima della sequenza, è ad esempio composta da quattro francobolli (fig.1) che lo ritraggono a diverse età e da due blocchi. Nel primo compare in abito tradizionale e su uno sfondo architettonico di stile arabo; nel secondo fra fiori, farfalle e con, alle spalle, un cuore gigante.

L'ex dittatore è naturalmente presente in numerosi altri dentelli: in versione civile o militare, tra i bambini (fig.2), con la folla festante. Né vedremo, almeno nel prossimo futuro, più riferimenti al partito Baath (fig.3) e, forse, alla questione palestinese (fig.4). Addio anche a cuoricini e slogan del tipo “We say: yes Saddam” (noi diciamo: sì Saddam, francobollo emesso per il “Giorno del referendum” nel 1997, fig.5)

Se è un dato di fatto che il rais non apparirà più sui dentelli irakeni, ancora non si sa nulla di come verrà impostata la politica filatelica nel periodo di transizione. Né, tanto meno, di cosa sia successo durante la fase bellica. Ad eccezione di sporadiche notizie piombate, come proiettili, sui giornali di tutto il mondo. Come l’ordine che i militari statunitensi avrebbero ricevuto: distruggere le lettere ed ogni effetto personale in modo da evitare che, in caso di cattura, il nemico utilizzasse psicologicamente tali oggetti contro i rispettivi proprietari.

Intanto, gli Stati Uniti hanno lavorato anche sul piano marcofilo. Come non citare quell’annullo, impiegato il 22 febbraio a Quantico, in Virginia (fig.6)? Nel ricordare i sessant’anni degli United States Marine Corps, si citano i “combattenti per la libertà” del 2003.

Ufficiale è invece la decisione di Poste italiane, sin dall’inizio del conflitto, di interrompere i collegamenti: “Il servizio postale con l'Iraq e con il Kuwait- spiega un laconico comunicato della società datato 20 marzo- è sospeso a causa dell'interruzione dei collegamenti aerei con questi Paesi. La corrispondenza eventualmente inviata verso questi Paesi sarà restituita al mittente”. La nota tace sul come verrà restituita. Infatti, i primi documenti individuati mostrano una disparità di trattamento: c’è la città che, come Padova, ha scarabocchiato qualcosa di incomprensibile prima di respingerla, quella (è il caso di Milano, fig.7) che ha applicato il timbro “Al mittente traffico sospeso”. E c’è chi ha investito di più in comunicazione, come Bologna (fig.8). Il centro scambio internazionale (ufficio amministrativo - statistica) della divisione corrispondenza ha predisposto una letterina esplicativa, poi cellofanata insieme al plico da restituire. Il testo, che comincia con un “Gentile cliente”, recita: “A causa degli eventi bellici in corso, con la conseguente sospensione dei collegamenti aerei per Iraq e Kuwait e la chiusura delle frontiere per la regione coinvolta dal conflitto, non è possibile inoltrare la Sua corrispondenza allegata, che Le restituiamo”.

Ma anche questa guerra si è combattuta su più fronti, diplomatico compreso. Il caso ha voluto che proprio il 28 marzo le Nazioni unite varassero un francobollo da 0,23 dollari (fig.9) di scottante attualità. “La voce del Cifr” lo aveva annunciato nel n°42; rappresenta delle mani intrecciate di colori diversi, sopra le quali si legge, in inglese, la parola “Pace”. “Il fatto che esca in questi giorni- spiegava contemporaneamente Peter Torelli, funzionario dell’amministrazione postale delle Nazioni unite- è un semplice caso; in realtà il bozzetto era già pronto e programmato da mesi”.

E anche il fronte interno ha subito qualche colpo, fosse pure semplice suggestione od eccesso di cautela: tanto che, in più punti, fra cui Padova ed Ostia Lido, è scattato l’allarme da antrace. “Minuscoli granelli di polvere bianca”, sbucati fuori da una busta chiusa male: così “Il mattino” descrive l’episodio accaduto il 31 marzo al centro postale Camin di Padova. L’allarme, scattato subito, ha permesso di isolare l’area e i dipendenti “mentre il plico veniva adeguatamente sigillato per essere sottoposto ad analisi nei laboratori specializzati di Foggia”. “Si è trattato di un caso isolato- hanno spiegato da Poste italiane. Alle 20.00 il Cmp di Padova ha cominciato a lavorare regolarmente la posta in partenza e quindi gli standard di qualità previsti per i tempi di recapito della corrispondenza non hanno subito nessuna variazione”.

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Marco Moroni

 

 

FINO A QUANDO L’EMBARGO?

 

Proprio in questi giorni, a situazione ormai definita, le cancellerie stanno discutendo sulla sorte dell’embargo, che un foglietto irakeno del 1995 definisce un “crimine”. Anche il settore postale non potrà che giovarsi dalla sua abrogazione. Persino in questo ambito, le ripercussioni sono state pesanti. Le ha descritte in un articolo Mohammed Dhia, collezionista irakeno di Baghdad, che “La voce del Cifr” ha pubblicato nel n°39, all’interno dello “speciale” interamente dedicato al Paese asiatico. Lo stesso articolo è stato poi ripreso da altre testate. La versione integrale della testimonianza è anche disponibile sul sito della nostra associazione (www.cifr)

Marco Moroni

 

                                                                       ultimo aggiornamento 2 maggio 2003