"E' CRISI FRA COREA DEL SUD E GIAPPONE"

da un articolo della Voce del Cifr del marzo 2004.

La “molla“ è scattata il 16 gennaio, quando la Corea del Sud ha emesso una serie di quattro esemplari da 190 won, dedicati alla natura degli isolotti di Dokdo (o Tokto). Questa iniziativa, però, è fortemente contestata dal Giappone, che li chiama Takeshima. Entrambi i Paesi li rivendicano con veemenza, in base ad evidenze storico-geografiche, come parte integrante del proprio territorio e quindi sotto la propria sovranità.

Dokdo-Takeshima consiste di due isolotti, Ovest ed Est, rispettivamente alti 100 e 174 metri, con superficie totale di circa 0,186 kmq; distano fra loro 200 metri, e sono circondati da 33 spuntoni rocciosi, tutti resti di un antico cratere vulcanico. Ora sono popolati da molte piante, in parte endemiche, da gabbiani ed altri uccelli marini. Si trovano nel mare del Giappone, poco a Nord dello stretto di Corea, fra le isole Ullung, coreane, e Oki, giapponesi, a circa 210 km sia dalla costa coreana che da quella giapponese. Sono collocate a Sud del famoso 38° parallelo.

 

Ecosistema degli isolotti Dokdo-Takeshima oggetto della disputa

 

Anche se in sunto, vale proprio la pena di ripercorrere i vari eventi storici su cui si basano, in maniere uguali e contrapposte, le rispettive rivendicazioni.

La prima citazione storica si troverebbe in un documento coreano, che definisce l’isola come parte di uno Stato indipendente noto come Usanduk (l’isola Ullung), incorporato nel 512 dC dalla dinastia coreana Shilla. L’isola sarebbe poi citata ancora dai coreani nei testi della dinastia Choson (1392-1910). Dokdo è riportata in carte europee dei secoli XVIII e XIX con vari nomi: dai francesi Bussole e Liancourt, dai russi Manali e Olivutsa rocks, dai britannici Homet rocks, dai coreani Kajido (Sealion island), Sambong (Three-rock island) e dal 1881 Dokdo, dai giapponesi Matsushima, Rykano, Maizaru, quindi l’attuale Takeshima.

Alla fine dell’800 iniziano le aggressioni giapponesi; però nel 1877 il Consiglio di Stato nipponico dichiara che non avevano niente a che fare con Dokdo (e Ullung). La posizione cambia radicalmente dopo le guerre contro la Cina (1894-95) e la Russia (1904-05). Parecchie battaglie navali fra l’Impero del Sol Levante e quello zarista si svolgono proprio nei pressi di Dokdo, che diventa così posizione strategica giapponese. Fra il 1900 e il 1910 tutta la Corea è di fatto annessa al Giappone (Trattato di protettorato del 1905); il 22 febbraio 1905 il governatore Shimane proclama l’isola, con il nome di Takeshima, “terra nullius” dell’Impero giapponese, sotto la giurisdizione dell’isola di Oki; tutto ciò avviene per la debolezza dei coreani che non avanzano alcuna azione di protesta. Tuttavia varie mappe, una persino pubblicata dalla Marina nipponica, la riportano come territorio coreano. Nel 1940 Tokyo appone un segnale di appartenenza sull’isola, ribattezzata Maizaru ed usata come stazione militare navale.

Con la sconfitta, dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1945 e l’occupazione statunitense, il Supreme commander for the allied powers esclude da ogni autorità amministrativa giapponese le isole contese e pertanto non considera più le richieste per Takeshima-Dokdo. Precisa però che la direttiva non deve essere considerata come soluzione definitiva riguardo la sovranità sulle isole minori e in contestazione. In altre parole gli Usa, per varie ragioni di opportunità politica, non definiscono chiaramente a chi appartenga Dokdo. Non si entra qui nell’intricato dettaglio delle insistenti rivendicazioni coreane del 1952, che mettono Washington, desiderosa di avere rapporti amichevoli ed economici con entrambi i Paesi, in una non desiderata situazione imbarazzante.

Negli anni Cinquanta si hanno vari incidenti ed anche scontri a fuoco fra navi giapponesi e difesa costiera dei volontari coreani per tentativi di sbarco. Aumentano dissidi e scambi di accuse, diminuiscono le possibilità di compromessi e normalizzazioni diplomatiche fra le parti. Nel 1965 viene firmato fra il Giappone e la Corea del Sud il “Basic relations treaty”, ma anche questo non risolve nulla. La posizione Usa rimane di “non-recognition” per entrambe le pretese.

Ennesima controversia nel febbraio 1996: il ministro degli Esteri giapponese afferma la sovranità su Takeshima dopo che Seul aveva pianificato la costruzione di un molo portuario a Dokdo. I giapponesi conducono nei pressi dell’isola, manovre navali definite… “esercitazioni di sbarco”.

Il motivo del conflitto fra i due Stati per il possesso degli isolotti non è solo l’abbondanza pescosa delle acque circostanti: va conteggiata anche la possibile esistenza di giacimenti petroliferi offshore! Come quelli nell’oceano Pacifico per le isole Spratly e Paracel (vedere “La voce del Cifr”, n°42 marzo 2003). Dopo l’entrata in vigore nel 1994 della Convenzione internazionale sul diritto del mare, uno spiraglio di compromesso si verifica nel luglio 1996: i due Paesi, lasciando da parte l’annosa questione e desiderosi di ristabilire fra loro buone relazioni, si accordano per l’esplorazione e la produzione congiunte in caso si trovassero giacimenti di idrocarburi.

Ovviamente non tutti sono contenti: per i coreani è stato concesso troppo ai giapponesi. E così le dispute continuano; l’ultimo episodio è l’emissione coreana, ma potrebbe pure esserci un seguito. Da Tokyo, il ministro alle Poste Taro Aso ha detto che stanno valutando l’ipotesi di una contro emissione.

  Aristide Franchino

il Vaccari News del 2 aprile 2004, sullo stesso argomento ha scritto: 

Anche la Corea del Nord interviene su Dokdo

Cosa può fare mettere d’accordo la Corea del Nord con quella del Sud? Semplice, una querelle territoriale contro il Giappone.
Il caso delle isole Dokdo (“Vaccari news” del 13 gennaio e del 25 febbraio) si arricchisce infatti di ulteriori sviluppi. È atteso per questo mese il foglietto con cui Pyongyang entra nella vicenda anche attraverso la posta.
L’idea principale è offrire una immagine degli scogli contesi ed una mappa del XVIII secolo in cui Dokdo viene considerata come appartenente alla dinastia Chosun. Dimostrando così “che l’isola è stata nostro territorio dai tempi antichi”.
Secondo fonti giornalistiche, l’emissione nordcoreana sarebbe composta da un foglietto in cui è inserito un esemplare rotondo da 110 won locali, più altri tre dentelli da 3, 12 e 106 unità con bandella. Sarà disponibile persino in Corea del Sud.
Novità anche dal fronte opposto: in Giappone, nonostante le iniziali assicurazioni contrarie, dei privati avrebbero utilizzato il sistema dei francobolli personalizzabili per partecipare alla polemica, nel caso specifico ribadendo le pretese di Tokyo.

 

e grazie a fabiov ecco finalmente una chiara immagine dei roccioni contesi:

 

Rocks-Takeshima-Dokdo-South Korea

certamente "isole estreme"!

 

 

 

     ultimo aggiornamento 3 ottobre 2005